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Rischi Lavoro Call Center: analisi di un caso di tenosinovite

Quali sono i rischi del lavoro nei call center? Uno studio eseguito da un medico del lavoro si concentra sul caso di una ragazza affetta da tenosinovite cronica.

La tenosinovite è una patologia che colpisce i tendini della mano. Per quanto riguarda la medicina del lavoromedicina del lavoro callcenter, la tenosinovite è uno dei rischi principali dei telefonisti, in particolari dei lavoratori di call center.

Il medico del lavoro deve cioè prevenire la patologia quando, nel corso della giornata, il lavoratore si trova a ripetere costantemente e ossessivamente lo stesso gesto, spesso costretto a rispettare ritmi di lavoro molto alti.

Il caso analizzato è quello di una giovane teleseller con tenosinovite cronica conclamata.

Lavoratrice full time presso uno dei maggiori call center del Nord Italia, viene visitata da un medico del lavoro per la prima volta all’età di 29 anni, nel 2009: la visita dà buon esito e non rileva nessun rischio e nessuna patologia.

Il secondo incontro con un medico del lavoro avviene l’anno seguente, su richiesta della lavoratrice. La causa è una sospetta artrite psoriasica, diagnosticata in seguito al presentarsi di tumefazioni agli arti superiori (soprattutto al braccio destro), episodi di rigidità e difficoltà di movimento dei polsi. In questa occasione il medico del lavoro ha provveduto inoltre a formare (nuovamente) la paziente circa la corretta postura da tenere durante il lavoro; il medico del lavoro ha inoltre verificato ciclicamente la presenza nelle postazioni di poggiapolsi per mouse e tastiera e mouse di dimensioni ridotte, così da ridurre la tensione dei tendini estensori della mano.

Nell’Aprile del 2011 il medico del lavoro verifica il persistere della tumefazione all’arto: gli esami confermano la presenza di una tenosinovite ai tendini estensori della mano destra e si decide di procedere all’operazione. Nei mesi seguenti tuttavia la paziente continua a lamentare dolori e mobilità ridotta al polso. Al medico del lavoro non resta che consigliare periodi di pausa dal lavoro. Il medico specializzato raccomanda inoltre la rinuncia all’uso del videoterminale, cambiando quindi l’attività lavorativa, e si dà inizio ad un ciclo di controlli trimestrali con risonanza magnetica ed ematochimici. La donna viene successivamente spostata da mansioni di teleseller al lavoro d’ufficio, con maggiori possibilità di gestire le proprie pause e ritmi più rilassati.

Nel corso dei due anni successivi, risulta chiaro al medico del lavoro e medico curante che la tenosinovite, nel caso specifico, è conseguenza diretta del lavoro di teleseller; in particolare alla difficoltà di mantenere una postura corretta ed all’impossibilità di impostare ritmi di lavoro autonomi.

Il medico del lavoro ha inoltre considerato gli aspetti “psicosociali” della questione, sempre più spesso accostabili a patologie muscolo-scheletriche.

In conclusione, lo spostamento della paziente a mansioni di office worker, assicurando così un alleggerimento dell’affaticamento dell’arto superiore e maggiore autonomia organizzativa, è stato un fattore decisivo nel mantenimento dell’attività lavorativa.

L’analisi di questo caso conferma che la necessità dell’individuo di lavorare in condizioni di salute, obbliga oggi il medico del lavoro ad un impegno crescente, ben oltre il livello di una sorveglianza sanitaria di routine, ma necessita di nuove conoscenze e competenze, sia tecniche che ergonomiche.

 

FONTE: http://www.anma.it/wp-content/uploads/2014/04/Interno_MCJ2-SD.pdf (Paolo Santucci)

Il medico del lavoro e gli addetti ai video terminali

Come cambia il ruolo del ​ medico del lavoro ​ nella sorveglianza sanitaria dei videoterminalisti: lo screening ergoftalmologico nel ​ lavoro del medico ​ competente.

Uno dei compiti del ​ medico del lavoro ​ è la “sorveglianza sanitaria”: si tratta di tutte quelle azioni, o “atti medici”, che hanno come scopo la “tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all’ambiente di lavoro”.
Il Decreto Legislativo 81/08 e s.m.i. tratta appunto questo argomento: il ​ medico del lavoro ​ è l’unico nel settore a dover portare avanti un’attività di sorveglianza legata a doppio filo alle caratteristiche ed alle modalità del lavoro di videoterminalista.

Nel caso specifico, il ​ medico del lavoro ​ si relaziona con gli addetti al videoterminale, toccando così con tutte le varie criticità ed ai possibili rischi per la vista legati a tale ruolo.
La selezione eseguita dal ​ medico del lavoro ​ deve risultare in una gamma completa e variegata di casi da approfondire con lo specialista: la collaborazione proficua tra quest’ultimo ed il ​ medico del lavoro ​ può risultare in diagnosi precoci, prescrizioni di correzioni ottiche o training ortottico.

Applicato all’attività del ​ medico del lavoro​ , lo screening ha la funzione, piuttosto che di diagnosticare o curare le patologia, di scremare le stesse, lasciando poi libertà di intervento al medico specialista della cui collaborazione il ​ medico del lavoro ​ si avvale.
A seguito del Decreto Legislativo di cui sopra, il ​ medico del lavoro ​ assume un ruolo di coordinamento tra i vari specialisti coinvolti, mantenendo la sua titolarità nell’attività di primo livello. Obiettivo del ​ medico del lavoro​ , oltre alla segnalazione di eventuali criticità nell’attività dei videoterminalisti, è il rilascio/rinnovo dell’idoneità alla mansione specifica.

Per quanto concerne il ​ medico del lavoro​ , nella definizione di “videoterminalista” rientra ogni lavoratore che utilizza “un’attrezzatura munita di videoterminali, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali”. Queste venti ore devono considerarsi al netto delle interruzioni previste dalla legge e di cui il ​ medico del lavoro ​ deve sempre verificare il rispetto: una pausa (intesa come cambiamento di attività) che deve corrispondere a quindici minuti ogni due ore di applicazione continuativa al videoterminale.

Obiettivo finale della sorveglianza del ​ medico del lavoro ​ è la verifica di assenza di fenomeni di discomfort: in questo modo, il ​ medico del lavoro ​ garantisce il mantenimento dell’idoneità al lavoro del soggetto. La rilevazione del ​ medico del lavoro ​ deve inoltre basarsi da un lato sulle caratteristiche cliniche del lavoratore, dall’altro sulle caratteristiche dei compiti lavorativi a lui assegnati.

Tra gli strumenti a disposizione del ​ medico del lavoro ​ per lo screening ergoftalmologico ricordiamo i test per la refrazione (ovvero la messa a fuoco) e per la motilità oculare (ossia la capacità dei due occhi di lavorare assieme): sono queste, infatti, le funzioni dell’occhio che vengono utilizzate con più frequenza durante attività che richiedono un impegno visivo ravvicinato.

Concludiamo ricordando che l’efficacia, o meglio, l’appropriatezza della sorveglianza sanitaria del medico del lavoro ​ si valuta nel rapporto tra risultati ed obiettivi: in ambito sanitario l’efficacia viene inoltre definita come la capacità di fare le cose giuste alle persone giuste.

FONTE: RUOLO DEL MEDICO COMPETENTE ED EFFICACIA DELLO SCREENING ERGOFTALMOLOGICO DI PRIMO LIVELLO NEL VIDEOTERMINALISTA

di Paolo dott. Santucci